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Dionysis Saraji vince il Premio della Grafica/ Illustrazione Art Up 2025, Opentour

Dionysis Saraji, Bestiario, 2025, pigmento su carta Lokta, ceramica smalta, dimensioni variabili.
Dionysis Saraji, Bestiario, 2025, pigmento su carta Lokta, ceramica smalta, dimensioni variabili.

leri sera, nell'Aula Magna dell'Accademia di Belle Arti di Bologna, sono stati proclamati le vincitrici e i vincitori del Premio Art Up, il riconoscimento ideato da Fondazione Zucchelli nell'ambito di Opentour, e realizzato con il sostegno economico di Fondazione Carisbo, Banca di Bologna, Collezione Falconi Leidi e Fondazione Lucio Saffaro - ha coinvolto quest'anno 115 proposte artistiche con l'adesione di 26 tra gallerie e spazi espositivi della città.


La giuria di Art Up, presieduta da Lorenzo Balbi, Direttore Artistico del MAMbo - Museo di Arte Moderna di Bologna, presidente di AMACI - Associazione dei Musei d’Arte Contemporanea Italiani e curatore, e composta da Davide Ferri, Direttore Artistico di Arte Fiera 2026, critico e curatore, e dalla collezionista Claudia Consolandi, presidente di ACACIA - Associazione Amici Arte Contemporanea Italiana ha vagliato le opere di arte contemporanea in concorso per assegnare cinque distinti riconoscimenti.


L'opera che si è aggiudicata il Premio della Grafica/ Illustrazione, finanziato da Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna, è "Bestiario" di Dionysis Saraji (esposta presso Casa Saraceni, Bologna).



Dionysis Saraji (n. 2001, Venezia, Italia) è un artista visivo di origini iraniane e greche. Le sue figure ibride e vibranti attingono alle tradizioni decorative persiane (osservate attraverso i ricordi paterni e i simboli tradizionali di miniature e tappeti) e al mito greco. Lavorando tra scultura ceramica, disegno e tessile l’artista esplora la fluidità del corpo e la linea sottile che separa realtà e finzione. Questi temi vengono rielaborati in chiave giocosa, dipinti con colori accesi e linee aggrovigliate, dove il corpo si trasforma continuamente nel passaggio tra scultura e disegno.

In “Bestiario” , le creature mitopoietiche di Saraji abitano una zona festosamente ambigua tra innocenza e sovversione, apparendo nel pieno del loro divenire. L’artista propone così un'ontologia queer del gioco, della celebrazione e della metamorfosi. La sua è una poetica della gioia e, al tempo stesso, una politica della trasformazione. Colori vividi e forme rielaborate da culture diverse convergono per ridisegnare una nuova mappa — una in cui il micro (la storia personale dell’artista e la sua esperienza di transizione di genere) si intreccia con il macro: le realtà globali della migrazione, la lotta per l’autodeterminazione e la ricerca identitaria all’interno dell’esperienza diasporica.



 
 
 

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